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Palanti. Belle Époque in teatro 1904-1916
di Vittoria Crespi Morbio.
Testi: Il mondo di ieri; Belle Époque in scena; Palanti e gli interpreti; Cronologia; Spettacoli teatrali: manifesti, cartoline, scene e costumi; Regesto degli interpreti; Giuseppe Palanti e il teatro. Nota bibliografica.
Collana «Sette Dicembre».
Umberto Allemandi&C. / Amici della Scala, Torino 2012.
Edizione italiana, pp. 256.
Un secolo fa Toscanini regnava sulla Scala e fungeva da arbitro tra le grandi dive: la Burzio, la Mazzoleni, la Storchio… In teatro si sfoggiavano gli abiti sontuosi della Belle Époque, non solo all'opera ma in veglioni per i quali la platea si trasformava in un salone da ballo. Un uomo dettava la moda e rivestiva cantanti, Mata Hari e le dame della borghesia industriale: il milanese Giuseppe Palanti (1881-1946).
Gran temperamento, tempra altrettanto polemica che buona, artefice di un mondo confortevole fatto di belle donne, case dignitose, vacanze a Milano Marittima (la città giardino che lui stesso inventò), balli mascherati e scintillanti feste a teatro, Palanti ammannì al suo pubblico quadri, mobili, stoffe, costumi, ferri battuti, capi d’abbigliamento, manifesti pubblicitari, ville con torretta, persino un lanciasiluri. Lavorò per Puccini, Chaliapine, Grazia Deledda, Pio XI, ma anche per innumerevoli ragionieri, avvocati, commercianti, nobildonne, e soprattutto con giovani modelle.
Riscoprire i suoi allestimenti scaligeri fra il 1903 e il 1916, epoca della sua sfavillante egemonia, significa aprire il “nido di memorie” del mondo di ieri, ingenuo e incantevole.
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